Disegnando e costruendo una casa, si fa spazio intorno alle forme e ai movimenti diurni degli abitanti e insieme si fanno concrete le domande del loro essere in vita. Nella netta ingenuità della vita dell’arte non c’è nulla che impedisca la vista e tutto si mostra; fargli uno spazio non è faticoso e richiede al bravo architetto solo una breve passeggiata fuori dalla città fino a quei “chiari del bosco” descritti da Maria Zambrano. O forse si dovrà rovesciare il foglio, invertire i pesi di pennino e mettere le fondazioni all’ultimo piano. Dai discorso con Golinski, produco la forma dei pezzi necessari a costruire. Ci sono i carichi e gli ancoraggi, la sicurezza, c’e’ la storia di un ponte coevo della Tour Eiffel, e bisogna lasciar sopravvivere e, anzi, vivere l’arte.